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01 Dicembre 2021

"Verbano Velluti" punta sul green per la nuova vita di un grande classico: "Usiamo filati amici dell'ambiente e coloratissimi"

 "Verbano Velluti" punta sul green per la nuova vita di un grande classico: "Usiamo filati amici dell'ambiente e coloratissimi"

Chi ama l’alta moda lo sa già: il velluto è tornato sulle passerelle e sarà il must della prossima stagione nell’abbigliamento e nell’arredo. Alla “Verbano Velluti” di Dormelletto (Novara) i grandi telai lavorano e non si sono mai fermati in più di quarant’anni, resistendo anche alla grande ondata della concorrenza asiatica: “Abbiamo puntato sulla qualità e sul desiderio di creare sempre qualcosa di nuovo nei filati e nei colori”. 

Ezio Botto, classe 1936, ha iniziato come dipendente di una tessitura di Crevacuore nel 1953, poi si è trasferito in un’azienda tessile torinese e infine alla “Somma”, lo storico lanificio dov’è rimasto per 10 anni, fino ai primi Anni Settanta quando ha deciso di avviare una società di produzione di velluto ad Arsago Seprio, in Lombardia. Nel 1978 ha spostato l’attività a Dormelletto (Novara) dove ha costruito lo stabilimento insieme con due colleghi, Sergio Brambilla e Mauro Borsari, in seguito usciti dalla società. Oggi guida la “Verbano Velluti” insieme con la figlia Manuela, cresciuta tra pezze e rocche di filato e dal 1987 a fianco del padre.

Gli inizi e l'impegno in Confartigianato

La produzione iniziale era in conto-terzi, poi la “Verbano Velluti” ha creato una linea propria che spazia dall’arredo di case e luoghi pubblici (quindi tessuti per divani, sedie, tende e per poltroncine di cinema, teatri e discoteche realizzate con materiali ignifughi come richiede la legge) all’abbigliamento. Soprattutto per i capispalla come giacche e cappotti, per cui il velluto è tornato a calcare le passerelle della moda del prossimo inverno.
“Fino al 2008 abbiamo lavorato tantissimo, poi è arrivata la concorrenza cinese e quindi quella turca, al momento la più agguerrita. Da allora il mercato è andato avanti a ondate, alternando momenti positivi a fasi di stallo” racconta Ezio Botto che per trent’anni è stato delegato della categoria dei Tessili e calzaturieri per Confartigianato, con un lungo impegno lasciato solo per “raggiunti limiti di età” come dice sorridendo, e per due mandati ha rappresentato il settore dell’Artigianato nel consiglio della Camera di commercio. Nell’ultimo decennio tante aziende produttrici di velluto hanno chiuso: “Siamo i più piccoli rimasti in attività, ormai sono solo una decina le tessiture in tutta Italia – dicono Manuela ed Ezio Botto -. Noi abbiamo messo al primo posto sempre la qualità e questo alla lunga ha pagato, anche se con grande fatica. Il mercato adesso è imprevedibile e questo rende difficile fare investimenti”.

"Il mercato è diventato instabile ma più dinamico e divertente"

Però per Manuela Botto la situazione attuale ha anche un aspetto molto positivo: “Il lavoro è instabile, è vero, ma è molto più dinamico e divertente. Abbiamo a disposizione tanti filati diversi e ci viene richiesta una varietà di colori che una volta era inimmaginabile – dice indicando un grande telaio che lavora una pezza rosa confetto –,  si osano mischie di materiali che danno tessuti meravigliosi”.
Con una particolare attenzione anche all’ambiente: “I nostri clienti puntano sempre di più su velluti prodotti con colori e fibre naturali come il lino, il cotone, la seta, che è bellissima anche se costosa, o la canapa, molto coltivata e utilizzata negli ultimi anni – racconta Manuela Botto -. Prima si lavorava tanto Dralon, un filato derivato dal petrolio, oggi sarebbe impensabile e si punta su un prodotto green, più bello e confortevole oltre che splendido al tatto”.
Il futuro va in quella direzione e la strada è segnata da tanti anni di esperienza e passione: “Essere artigiano è una vocazione – commenta Ezio Botto -, non hai orari né certezze. Ma io posso dire di aver sempre fatto il lavoro che amavo e in piena libertà, come volevo io. E nella vita, in fondo, è questo che conta”.

 


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