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29 Dicembre 2021

Scarpe di terza generazione alla "Cesare Baroli 1947", dal nonno ai nipoti: "Le misure in 3D ma cuciture con l'antica tecnica inglese"

 Scarpe di terza generazione alla "Cesare Baroli 1947", dal nonno ai nipoti: "Le misure in 3D ma cuciture con l'antica tecnica inglese"

Smentisce ogni luogo comune sul passaggio generazionale nelle aziende: la “Cesare Baroli 1947” di Gargallo (Novara) è nata subito dopo la guerra come fornitore di tomaie per i calzolai, è cresciuta con i tre figli del fondatore completando tutta la lavorazione della scarpa e ora, grazie ai quattro nipoti, sbarca on line con calzature personalizzate, misurate in 3D ma cucite con l’antica tecnica artigianale inglese, utilizza il sistema gestionale delle multinazionali e sceglie soluzioni green per produzione e forniture: “Sogniamo  con la testa attaccata al collo” dicono Clara, Silvia, Carlo e Filippo Baroli.

Gli inizi del nonno Cesare
Il nonno Cesare aveva cominciato nel 1947 lavorando le tomaie delle scarpe, soprattutto pedule da montagna e calzature pesanti da lavoro. Lui girava per tutto il Piemonte rifornendo i calzolai e in laboratorio a Gargallo lo aiutavano le sorelle Angelina e Teresa e la moglie Rosella, che oggi ha 87 anni. Allora era il calzolaio che produceva la scarpa e l’unica parte già “pronta” era appunto la tomaia. Con l’ingresso in azienda dei suoi tre figli qualcosa cambia: la scarpa nasce tutta nel laboratorio di Gargallo, dall’inizio alla fine. Lauro disegna modelli e prototipi, Savio segue la produzione mentre Pieruccio ha una vocazione speciale per tecnologia e macchinari, a dispetto del diploma di ragioniere.

La crescita con la seconda generazione
La “Cesare Baroli 1947” si sviluppa offrendo la scarpa completa a privati e aziende dell’alta moda (partecipa a quattro edizioni di Pitti Uomo) ed esegue service per altre imprese.  Nel 2000 è tra le prime nel Nord Italia a investire in un sistema automatico a Cad per realizzare il taglio che prima veniva fatto solo a mano e con presse, costose da manutenere e impossibili da adeguare al nuovo trend del settore: “Grazie a questo sistema voluto dai nostri padri siamo stati in grado di affrontare le richieste delle case di moda che volevano un assortimento con tanti modelli diversi ma quantitativi minori per ciascuno”.

L'arrivo dei nipoti
I nipoti, per qualche tempo, cercano la loro strada altrove e solo Carlo entra subito in azienda dopo la laurea in Economia. Clara studia lingue e lavora in un hotel, Filippo fa consulenze come ingegnere informatico e Silvia disegna macchinari per confezioni come designer industriale.  Ma poi ritornano qui, nel laboratorio di famiglia: “La passione è venuta dopo – raccontano  – e i nostri studi si sono rivelati complementari. Facendoci scoprire anche capacità che prima non sapevamo di avere. Ma in fondo, eravamo cresciuti tutti in questa azienda e il nonno, che perorava sempre la causa dell’impresa di famiglia, aveva ragione”.

La scarpa nasce in 3D e viene cucita con la tecnica antica
Oggi la “Cesare Baroli 1947” lavora con stilisti delle griffe più note (ovviamente top secret per vincoli contrattuali) e con i privati a cui fornisce calzature personalizzate eseguendo una misurazione  3D del piede grazie a uno scanner di nuovissima generazione acquistato con i finanziamenti per l’industria 4.0 che hanno portato anche un macchinario per il taglio automatizzato del pellame e un software gestionale. Il prossimo obiettivo è sbarcare on line aprendo il sito aziendale all’e-commerce.  La lavorazione però è rimasta sempre la stessa nei decenni: la scarpa viene cucita con la tecnica Goodyear, inventata da un ingegnere austriaco (brevettata però poi dal figlio di Charles Goodyear, inventore della vulcanizzazione della gomma da cui derivano gli pneumatici) il quale copiò lo stile dei calzolai inglesi dell’Ottocento: “Ormai siamo rimasti in pochissimi a utilizzarla – raccontano i cugini Baroli - Bisogna avere i macchinari giusti e soprattutto saperli utilizzare bene”.

Sneakers ma di alta qualità e green
L’emergenza Covid ha rallentato una crescita consolidata dell’azienda di Gargallo e rinviato qualche progetto, come il rifacimento del punto vendita  e degli uffici anche se tutto l’edificio con il laboratorio è già senza eternit ed è dotato di pannelli fotovoltaici che forniscono energia per  l’80 per cento del fabbisogno.  Ma ha posto anche nuovi bisogni dei clienti che per l’azienda nata nel 1947 sono una sfida colta al volo: “La diffusione dello smart working ha cambiato molte abitudini delle persone riducendo la necessità di calzature eleganti da indossare al lavoro e spingendo invece sull’uso di sneakers – raccontano Clara, Silvia, Carlo e Filippo Baroli -. Così ci siamo lanciati in questo nuovo settore studiando modelli  leggeri e flessibili,  scarpe lavorate con tinte e adesivi a base di acqua, non nocivi quindi per chi le indossa e per chi le produce, e naturalmente cucite, mai solo incollate. Siamo e restiamo artigiani e questo fa la differenza”.

 


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